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26 MAGGIO 2007 – Incontro con Laura Boella

Rischiarare l’oscuro. Autoritratto a viva voce. Jeanne Hersch

L’immagine di Jeanne Hersch, come quella di molte pensatrici, soddisfa pienamente il bisogno di avere esempi del rapporto tra filosofia e vita. Sappiamo che la sua opera è composita e multiforme, che ci ha lasciato scritti filosofici in senso stretto, ma anche scritti d’occasione, interventi sui temi più disparati, una prova di scrittura letteraria e molte traduzioni. La sua biografia comprende capitoli quasi d’obbligo per una promettente studiosa della sua generazione – anche se del tutto straordinari – come i mesi passati a Heidelberg nel momento cruciale del trionfo del nazismo in Germania, le lezioni di Heidegger, la frequentazione più o meno diretta di alcuni dei padri della filosofia contemporanea, ma anche il destino di ebrea polacca, cittadina di un Paese neutrale, la Svizzera, la carriera universitaria e insieme il ruolo intellettuale e politico svolto in una grande istituzione internazionale.

Jeanne Hersch (1910-2000), nata a Ginevra, cresciuta in una famiglia di intellettuali ebrei dell’Est europeo, fu allieva di Karl Jaspers e di Martin Heidegger. Dal 1956 al 1977 insegnò all’Università di Ginevra. Tra le sue opere più importanti: L’illusione della filosofia (1936); Essere e forma (1946); Idéologies et réalité (1956).

Laura Boella, docente ordinaria di Filosofia morale presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università Statale di Milano, si è dedicata in particolare allo studio del pensiero femminile del ‘900, proponendosi come una delle maggiori studiose di Hannah Arendt, Simone Weil, María Zambrano e Edith Stein.

Gli atti dell’incontro sono consultabili nel quaderno Alla luce del presente.

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