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Bariffi-Bertschy Clelia (1861-1911)

 Clelia Bariffi-Bertschy (1861-1911)

bariffiLa versione integrale di questa biografia è disponibile presso la sede AARDT

Nacque a Zofingen il 31 novembre 1861, in una famiglia di modeste condizioni.  A 16 anni si trasferì a Lugano, dove continuò gli studi con l’obiettivo di diventare maestra. In questo primo soggiorno in Ticino ebbe anche modo di avvicinarsi alla cultura italiana grazie all’incontro dei patrioti della vicina penisola, esuli in territorio ticinese. Insegnò alcuni anni presso l’Istituto Landriani di Lugano ed in seguito si recò negli Stati Uniti per imparare l’inglese.

Al suo ritorno in Ticino lavorò come maestra  privata e conobbe Antonio Bariffi, l’uomo che sposò nel 1892. Nel 1882 aprì una scuola maggiore destinata alle ragazze, l’Istituto Bertschy-Bariffi. In questa scuola venivano accolte ragazze provenienti sia dalla Svizzera tedesca che francese e, con il crescere della fama dell’Istituto, anche dall’estero. Vi erano classi elementari, maggiori, corsi di perfezionamento e lezioni private, ed era previsto un convitto interno. Nel 1886 l’Ispettore delle scuole del circondario svolse un primo sopralluogo, e mise in rilievo la particolarità di questo Istituto: Clelia Bertschy si concentrava infatti in maniera particolare sull’insegnamento delle lingue, considerate come veicolo della cultura e presupposto della comunicazione tra popoli.

Nel frattempo Clelia Bertschy consolidò i suoi titoli acquisendo presso la Scuola Normale di Locarno la patente di maestra elementare nel 1892 e la patente di maestra delle scuole maggiori l’anno successivo, anno in cui nacque suo figlio Camillo.

Clelia Bertschy non si limitava unicamente al suo ruolo di maestra, ma si prodigava per le sue allieve in cure di tipo quasi materno e si preoccupò anche di insegnar loro i lavori femminili attraverso un apposito corso. Il rigore dell’Istituto era temperato dalla sensazione di essere parte di una collettività famigliare.

Si affermò sulla scena culturale e sociale ticinese anche attraverso le sue attività collaterali all’Istituto. Nel 1901 diventò membro della “Società degli Amici dell’Educazione popolare” e nel 1904 fece parte del Comitato della Commissione che elaborò lo statuto della nuova Cassa di Previdenza per Insegnanti privati nel Cantone Ticino. Il salotto dei coniugi Bariffi divenne inoltre un importante punto di incontro per intellettuali ticinesi ed esuli italiani. Essi erano anche molto attivi sul fronte della beneficenza.

Si spense il 10 agosto 1911 dopo alcuni anni di malattia, lasciando l’Istituto sotto la guida di Ida Cunier. Tuttavia la sua eredità culturale non fu dimenticata: grande fu l’influsso che Clelia ebbe su suo figlio Camillo, il quale fondò nel 1922 la Nuova Scuola Bariffi, un istituto misto, nello stesso stabile nel quale era fiorito l’Istituto Bertschy.

Autrice: Oriana Hirt, 19 agosto 2014

© 2014 AARDT – CH 6818 Melano

Crediti fotografici: L’Educatore della Svizzera Italiana.

Fonti e bibliografia

Archivi

Archivio di Stato, Bellinzona

Dipartimento pubblica educazione, Fondo Ottocento, XXIV, 5 “Scuole private”.

Bibliografia

Cleis Franca, Ermizia e le altre. Il percorso della scrittura femminile nella Svizzera italiana con

bibliografia degli scritti e biografia delle autrici, Torino, 1993.

Quotidiani e periodici

L’educatore della Svizzera Italiana

Bertoni Brenno, «Un libro rivelatore», in L’educatore della Svizzera Italiana, 66/1924, p. 262.

Gina, «Lettere luganesi», in L’educatore della Svizzera Italiana, 35/1893, pp. 239-41.

«Cassa pensioni per docenti privati», in L’educatore della Svizzera Italiana,  46/1904, p. 286.

«Clelia Bariffi-Bertschy commemorata dalle ex allieve», in L’educatore della Svizzera Italiana, 103/1961, pp. 8-11.

«Necrologio sociale. Clelia Bariffi-Bertschy», in L’educatore della Svizzera Italiana,  53/1911, p. 251.

«Verbale della 60a assemblea della Società degli Amici dell’Educazione», in L’educatore della Svizzera Italiana,  43/1901, pp. 292-284.

L’educatore della Svizzera Italiana, 64/1922, p. 161.

Quaderni grigionitaliani

«Guido Tognola», in Quaderni grigionitaliani, 19/1949-50, pp. 70-71.

La scuola

Salzi Ida, «Clelia Bariffi-Bertschy», in La scuola, no. 15, agosto 1928, pp. 5-10.

Gazzetta Ticinese

Bertoni Brenno, «In memoria di Clelia Bariffi-Bertschy» in Gazzetta Ticinese del 16 agosto 1911.

Nizzola Giovanni, «Relazione statistica sulle scuole pubbliche e private della città nell’anno 1887-1888», in Gazzetta Ticinese, 24 marzo 1888, p. 293.

«A proposito di esami» , in Gazzetta Ticinese, 10 aprile 1903.

«Esami finali», in Gazzetta Ticinese, 3 luglio 1909.

«Festa da ballo al Collegio Bariffi-Bertschi il mercoledì 12 corrente» in Gazzetta Ticinese, 15 febbraio 1896, p. 150.

«Finalmente!», in Gazzetta Ticinese, 2 settembre 1903.

«Inaugurazione del Palazzo degli Studi», in Gazzetta ticinese, 5 dicembre 1904.

Gazzetta Ticinese, 20 luglio1886, p. 687.

Gazzetta Ticinese, 6 ottobre 1891, pp. 4066-4067.

Gazzetta Ticinese, 10 agosto 1892, p. 831.

Gazzetta Ticinese, 17 luglio 1893, p. 659.

Gazzetta Ticinese, 22 novembre 1893, p. 2083.

Gazzetta Ticinese, 24 luglio 1894, p. 682.

Gazzetta Ticinese, 28 luglio 1894, p. 689.

Gazzetta Ticinese, 27 settembre 1898, p. 867.

Gazzetta Ticinese, 7 aprile 1900.

Gazzetta ticinese, 5 gennaio 1903.

Gazzetta Ticinese, 26 marzo 1903.

Gazzetta Ticinese, 3 febbraio 1905.

Gazzetta ticinese, 26 ottobre 1906.

Gazzetta Ticinese, 14 maggio 1907.

Gazzetta Ticinese, 13 giugno 1907.

Gazzetta ticinese, 27 maggio 1908.

Gazzetta Ticinese, 11 dicembre 1909.

Popolo e libertà

«Museo di Lugano», in Popolo e libertà, 15 gennaio 1909.

Popolo e libertà, 17 aprile 1906.

Popolo e libertà, 16 gennaio 1909.

Popolo e libertà, 27 giugno 1909.

Azione

Milesbo, «Clelia Bertschy-Bariffi» in Azione,12 agosto 1911.

Il Corriere del Ticino

Il Corriere del Ticino, 12 gennaio 1909.

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