Vai al contenuto
Home » Galli Sylva (1919-1943)

Galli Sylva (1919-1943)

Sylva Galli (1919-1943)

galliProponiamo di seguito una nota biografica scritta da Ersilia Techxz-Brivio il 1 novembre 1948.

Quando Sylva Galli si spegneva ventritreenne il 10 febbraio 1943, ben pochi erano, anche fra i Ticinesi, coloro che sapessero di lei e dello straordinario dono che quell’esile figura celava in sé. Eppure era della nostra terra: cresciuta fra noi, aveva frequentato le stesse nostre scuole e in mezzo a noi si era in gran parte formata all’arte di cui doveva lasciar prove tanto eloquenti.
Raccolti e ordinati dal babbo e dalla mamma – con amore e strazio – i dipinti di Sylva Galli sono ora esposti in maniera permanente nella sala spaziosa a pianterreno della casa sorta per lei, per ricordarla, sul fianco d’un colle solatio, a Bioggio.
Sono ritratti, paesaggi, interni e nature morte; sono nudi, coraggiosi insistiti. E fiori, fiori in tinte squillanti di giallo e di rosso, in morbide sfumature verde-rosa, su sfondi tenui, in penombre dove spesso domina un grigio-azzurro caldo e pastoso.
C’è l’eco anche di un soggiorno ultramontano: la finestra della sua camera a Zurigo, uno squarcio di parco non nostro; spiragli di vita lontana, di quando Sylva era partita alla ricerca di maestri che l’assistessero nel suo sforzo di formazione o di perfezionamento.
Di questo tempo sono i primi dipinti a spatola: tecnica ardita e vigorosa attraverso la quale si esprime l’eccezionale temperamento della giovinetta.
Ci colpiscono, quali tratti caratteristici della pittura della Galli, la ricerca tenace, l’insistenza preoccupata, l’ardire sorprendente con cui la giovane artista affronta, o cerca con gioia, il problema pittorico da risolvere, la difficoltà tecnica da superare.
I suoi nudi, per esempio: quante volte ripreso e ripetuto il medesimo tema? E non ripetuto appunto: studiato in tutti i suoi aspetti possibili e reso ogni volta con crescente bravura.
Sylva Galli lavora in solitudine e in silenzio, accanitamente, quasi sentisse di dovere dare subito, dare tutto prima che fosse troppo tardi. La sua produzione è irruente, incessante. Mai affrettata però, chè mai le viene a mancare lo scrupolo severo che disciplina il suo slancio creatore.
Spira dai suoi interni, dalle sue nature morte, dai suoi paesaggi un senso particolare di raccolta intimità, che ci sembra essere l’atmosfera stessa della sua breve vita.
Dopo la mostra personale di Firenze alla Casa di Dante (dicembre 1954-gennaio 1955), critici autorevoli si sono occupati di lei: Alessandro Parronchi, Angela Ottino della Chiesa.

Pubblicato in : Donne della Svizzera italiana, Sa Grassi Co., Bellinzona 1958, pp. 74.

Crediti fotografici: Archivi AARDT, Raccolta documentaria “Donne Ticinesi”, Incarto Galli Sylva.

Thank you for your upload